mercoledì 8 agosto 2012

Pragmatismo e Charles Sanders Peirce


Il pragmatismo è una corrente nata in America verso il 1870 e diffusasi in Europa all'inizio del novecento. Suo fondatore è Charles Sanders Peirce (1839 – 1914), filosofo laureato in chimica, il cui pensiero fu poco conosciuto in vita, per essere ripreso e rivalutato dopo la morte. Tra le sue opere abbiamo il saggio dal titolo Come rendere chiare le nostre idee, del 1878; lo scritto Che cos'è il pragmatismo e Questioni del pragmatismo, entrambi pubblicati nel 1905.
Il pragmatismo riprende la famosa distinzione kantiana tra pratico (ossia ciò che concerne la morale e la libertà) e pragmatico (ossia il nesso razionale tra fini e mezzi). Pragmatico, pertanto, definisce una nuova concezione della verità e della scienza.
La filosofia di Peirce prende spunto dalla teoria evoluzionista darwiniana. Ciò lo porta a interpretare la vita come un complesso di abitudini che tendono a conservarsi e consolidarsi. Abitudini che, attraverso l'adattamento, superano la crisi a cui via via vanno incontro. Il pragmatismo, quindi, non intende essere un pensiero inteso come semplice e pura contemplazione, ma si configura sin da subito come una filosofia finalizzata alla risoluzione di un problema, di una crisi, intervenuta in un'abitudine. La crisi di un'abitudine viene superata grazie all'uso di idee, ossia di progetti capaci di promuovere delle abitudini più efficaci.
Peirce, quindi, respinge la dottrina cartesiana affermante che le idee sono chiare e distinte, e ritiene che la chiarezza, la distinzione delle idee non possono essere le premesse del pensiero, bensì i risultati conclusivi. Le idee, infatti, non possono essere colte mediante l'introspezione e l'intuizione, ma considerando quali abitudini e quali conseguenze producono. Questa concezione comporta il radicale rovesciamento del concetto di verità e soprattutto del suo riferimento temporale. Ed infatti, la verifica e la prova dell'efficacia di una idea non può essere trovata nella semplice conformità o meno a qualche fatto antecedente, ma nella verifica dell'esito, ossia nel tempo, ovvero negli sviluppi futuri dell'operazione guidata da quell'idea o da quell'ipotesi. Solo il tempo, infatti, permette di valutare la nostra idea in termini di successo o di insuccesso. Questa concezione di Peirce venne ben presto accusata di predicare una filosofia del successo, una filosofia che subordina il pensiero all'utilità pratica, una filosofia che esalta l'azione per l'azione. Peirce, però, chiarisce che la sua filosofia è proprio l'opposto, in quanto essa non perseguita l'azione per l'azione, ma la razionalità dell'azione. Razionalità dell'azione che può essere validata solo rendendosi conto delle abitudini che ha generato; e se tali abitudini permettono il conseguimento dei fini prestabiliti o se contrastano con essi. 

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